INSIEME SI PUÒ… E SI DEVE
12 Mar 2015 - BLOG di Vito CASALINO, Redazionali del Giovedì (chiesa, collegialità, corresponsabilità, dialogo, insieme, oratori, parrocchie, potere, servizio, vito casalino)
“Potere nella logica del servizio”
di Vito CASALINO
12.03.2015 – In continuità con il precedente articolo scritto da Claudio, mi vorrei soffermare, qui con voi, su di un tema a me molto caro, tanto da dedicarci un capitolo della tesi di laurea, che è quello della collegialità nella Chiesa.
Con questo articolo vorrei riflettere con voi sulla collegialità nei nostri oratori e nelle nostre parrocchie, non volendo essere in alcun modo una denuncia di quei casi in cui, per vari motivi, viene meno, ed anzi, semmai una provocazione ed uno stimolo al dialogo.
Innanzitutto la domanda che mi pongo e che vi pongo è: “Perchè, nonostante la Chiesa sia organizzata in maniera gerarchica, secondo il volere di Gesù che ha investito Pietro del potere di guidare la Chiesa, risulta necessario che la stessa si debba dotare di organi collegiali a tutti i livelli?”
La risposta è che il potere dato a Pietro va inteso nella logica del servizio, che, quindi, non può discostarsi mai dai bisogni della comunità stessa che è rappresentata dai Vescovi nel collegio episcopale e dai vari parrocchiani nei nostri consigli pastorali.
Il modello “responsabile/corresponsabili” è presente praticamente in tutti gli organi della Chiesa, si intuisce quindi l’importanza di tale modello che prevede la necessità di coinvolgere la comunità nelle scelte per la comunità stessa.
Nel nostro piccolo mondo oratoriano e di parrocchia, allora, in che modo viene rappresentato questo modello? Ogni realtà ha i suoi esempi più o meno positivi. Quello che secondo me è doveroso, per chi come me, ha una responsabilità, nella comunità, è mettersi in ascolto senza stancarsi mai, perché si corre immediatamente il rischio, di prendere una strada che non è calpestabile per quel tipo di comunità. Come gli altri esseri umani, a volte ci stanchiamo, e per fare in fretta prendiamo decisioni poco condivise, oppure a volte, perdendo la bussola, riteniamo che la responsabilità della quale siamo investiti possa essere esercitata come un potere (che spesso sfocia nella rivendicazione di una proprietà personale di alcuni compiti, oggetti e luoghi). E’ importante, allora, che la comunità, senza maldicenze e pettegolezzi ci riporti a recuperare la buona strada della condivisione. Spesso capita anche che sia la stessa comunità a delegare le decisioni per pigrizia o perché ritiene di non esserne in grado e il nostro compito è quello di riportarla al suo compito originale della corresponsabilità.
Qualcuno dice che se si dovessero fare riunioni, consigli, consulte per ogni decisione si perderebbe troppo tempo, e ci deve essere un leader che prende in mano le situazioni. E qui sta l’inganno. Sono proprio il tempo e la condivisione che fanno sì che la decisione sia meglio indirizzata anche perché nella condivisione si creano relazioni e si cerca di mirare il più possibile tutti sullo stesso obiettivo.
Ovvio che il buon senso ci dice che su certi argomenti non sia necessario convocare un gruppo, attenzione però a non prendere sottogamba certe scelte che possono avere ricadute su altri, anche gravi.
Secondo me è questo il modo migliore di vivere la comunità anche se qualcuno potrebbe dirmi, allora, che gli organi collegiali servono per deresponsabilizzare la “guida” che si rifugia dietro la scelta collegiale. Il ruolo della guida (del responsabile) è molto complicato perché dall’ascolto della comunità prova a porre dei paletti, dei cartelli direzionali, che proprio secondo il suo compito (e in alcuni casi, le sue competenze) è chiamato a svolgere e a volte risulta necessario riportare la comunità sulla strada che si era scelta di seguire, sempre insieme.