SPIRITO DA ORATORIO…
14 Mag 2015 - BLOG di Claudio NASUELLI, Redazionali del Giovedì (accoglienza, adolescenti, castelli, Claudio Nasuelli, conoscere, dialogo, differenza, Dio, Gesù, giovani, io, luogo, nome, oratorio, orticelli, per nome, protagonismo, ragazzi, spirito, spirito da oratorio, stile, volti, volto)
…è importante ricominciare
a rimettere quella lettera “D” davanti al nostro “IO”
di Claudio NASUELLI
14.05.2015 – Che differenza c’è tra l’Oratorio e un parco con un campo da calcio? Sembra una domanda banale e scontata, ma per i ragazzi di un paese di provincia o di una città, questa differenza, loro la trovano, in alcuni volti che fin dai primi metri varcato il cancello d’ingresso, fanno respirare lo “spirito da Oratorio…”:
sono i volti del sacerdote, della suora o del responsabile laico che appena arrivi incrociano il tuo volto, chiamandoti per nome perché conoscono te e la tua storia. Molto probabilmente molti di questi ragazzi non vanno agli incontri formativi di catechesi e qualcuno neppure a scuola, eppure vanno volentieri all’Oratorio… certo perché c’è il campo sintetico… ma anche perché fuori dall’Oratorio, in un campo da calcio di un parco… non trovi qualcuno che ti conosce ed è lì solo per te.
Quando gli chiedi perché vieni all’Oratorio, la risposta è “vengo perché è bello e perché altrimenti non saprei dove poter andare, io non ho altri posti così”.
Con questi ragazzi, si instaura un dialogo e un cammino dove inizialmente è la fase più dura, perché le abitudini e le regole di vita “fuori”, spesso della “strada” addirittura… ovviamente non possono essere mantenute in un luogo dove il suo nome stesso tradotto dal latino lo descrive come luogo di preghiera: che avviene anche attraverso la sua vocazione all’animazione, al gioco e allo sport nello stare insieme con lo stile di Gesù.
Con il tempo però, tra piccole vittorie e diverse sconfitte, si acquista rispetto e autorevolezza attraverso il dialogo continuo e sapendo dire in modo deciso alcuni “sì” ma anche altrettanti “no”.
Questo stile con lo “spirito da Oratorio…” dovrebbe essere la nostra preoccupazione principale, invece di pensare ai numeri, a voler vedere subito i frutti ottenuti invece di pensare alla qualità anche quando sono pochi, perché se questi pochi sono santi… bastano!
Questo stile con lo “spirito da Oratorio…” dovrebbe essere uno degli elementi principali che ci contraddistingue, invece troppo spesso ci mettiamo del nostro protagonismo, dimenticando chi è il vero protagonista cioè lo Spirito con la “S” maiuscola… e iniziamo a fare i nostri progetti.
Rimanendo attaccati alle nostre sicurezze, ci costruiamo i nostri castelli e “orticelli da oratorio e parrocchia”, mettendoci sopra un po’ di vernice religiosa e aggiungendo qualche citazione della Parola, e diciamo “ah questo è di Dio”, poi quando arriva sul serio Dio, tutto questo cade perché lì Dio non si riconosce. Se diamo una lettura al brano di Vangelo di S. Giovanni (2,13-22), nella cacciata del tempio, è interessante che in questo luogo che per noi rappresenta la chiesa o se vogliamo le nostre parrocchie, viene il Figlio di Dio, va nel tempio… e butta fuori tutto perché Lui lì non si sente a casa… cioè può darsi che noi pensiamo che lì c’è Dio ma Lui lì non si riconosce.
S. Basilio dice che senza lo Spirito Santo non si accede ne a Dio ne all’uomo… cioè senza lo Spirito noi non possiamo conoscere ne l’uomo ne tanto meno Dio.
Questo stile con lo “spirito da Oratorio…” è difficile da vedere e da saper ascoltare, perché infatti non fa rumore, specialmente per chi non è in campo direttamente nell’area di gioco ogni giorno: ecco che allora ci si sente dire che non si vedono risultati concreti, che non ci sono i numeri e che all’Oratorio bisognerebbe fare questo e quest’altro… come si è sempre fatto così e come si faceva prima, cioè rimanendo ancora una volta nelle proprie sicurezze alimentando i nostri “orticelli” e soffocando così lo “spirito da Oratorio…” che in realtà ne mantiene viva la sua vocazione primaria e anche la sua identità, rischiando di trasformarlo in qualcosa d’altro ma certamente non in un vero Oratorio.
Troppo spesso, anche in buona fede, certe attività o iniziative all’interno dei nostri gruppi parrocchiali con il passare del tempo perdono il loro senso iniziale e si inizia così a togliere la lettera “D” lasciando solo le altre due dell’ “IO”… e così dimenticando il vero protagonista e modello da imitare iniziamo come già detto prima a creare dei castelli centrati solo su noi stessi: questo però non potrà mai andare a pari passo con lo “spirito da Oratorio…”.
è importante ricominciare a rimettere quella lettera “D” davanti al nostro “IO” per ritrovare sia la vera origine e modello per le nostre molteplici attività e iniziative e provare a fare un po’ più di silenzio per ascoltare quello “spirito da Oratorio…” che c’è nelle nostre comunità ma che non siamo capaci di riconoscere.