EDUCARE ALLA PREGHIERA
22 Gen 2015 - BLOG di Federico ZANARDO, Redazionali del Giovedì (adolescenti, don Bosco, educare, federico, giovani, oratorio, preghiera, zanardo)
“…però non come voglio io, ma come vuoi Tu.”
Un obiettivo chiaro: educare alla Preghiera
di Federico ZANARDO
22.01.2015 – Alla vigilia della Settimana dell’Educazione mi trovo ad organizzare i vari incontri di gioco e preghiera coi bambini, ispirati a Don Bosco, alla sua storia e alla sua straordinaria testimonianza. La forza, la tenacia, il coraggio con cui predicava il Vangelo, con cui si metteva in gioco con i fanciulli e i ragazzi, ha portato a chiedermi perché sia tanto difficile oggi tuffarsi in una missione analoga. E, onestamente, mi sono anche risposto abbastanza in fretta: ai tempi di Don Bosco – mi sono detto – anche se si aveva a che fare con ragazzi di strada, delinquentelli, orfani sfiduciati, giovani lavoratori… beh, comunque c’era ancora un diffuso “Timore di Dio”, nel senso stretto di Dono dello Spirito Santo. Per cui se il Sacerdote ti chiamava e ti aspettava la Domenica in Oratorio, o se sentivi un richiamo particolare durante la Messa, o se il Don ti invitava a pranzo, e così via… non si poteva rifiutare! Magari per pudore o sensazione di inadeguatezza, o per eccesso di umiltà, si abbozzava un rifiuto: ma sappiamo bene che Don Bosco non si faceva intimidire da qualche “no” e insisteva fino a raggiungere l’obiettivo. Oggi invece? Le figure del sacerdote o della suora sono puntualmente snobbate dai nostri bambini e giovani, che non ne riconoscono il valore, e spesso addirittura sfociano in mancanza di rispetto… La Messa è un qualcosa a cui se vengono ogni tanto è già un miracolo… restano i pasti: io i miei ragazzi li invito spesso a cena, e lì pian piano provo a seminare qualcosa, anche se spesso il terreno è arido, e avrebbe bisogno di una bella fertilizzata. Quel Timore di Dio che ricordavo prima è inesorabilmente scemato nei nostri ragazzi, fino quasi a scomparire.
Di impulso la reazione è stata chiara: pregare per i miei fanciulli e ragazzi affinché accresca in loro questo agognato Timore di Dio e, di conseguenza, il mio provare a passar loro la bellezza del Vangelo, divenga più facile.
EDUCARE ALLA PREGHIERA
Poi però mi sono bloccato. Mi sono accorto che stavo ricadendo nell’errore che puntualmente commettevo da ragazzino, quando le mie preghiere erano una richiesta continua. “Signore fammi capire questo… – Oh Gesù fa che succeda quest’altro… – Maria intercedi perché avvenga così…” e via dicendo. Ho quindi avuto bisogno di fermarmi un attimo per “rimettermi in bolla con la Preghiera”, quella autentica, quella che faceva anche Gesù, quando, in difficoltà, si affidava al Padre, nel Getsemani. Una preghiera sì di richiesta, “Padre mio, se è possibile, passi via da me questo calice… – ma con un ribaltamento totale della sua finalità – …però non come voglio io, ma come vuoi Tu!” [Mt 26, 39]
E allora ho avuto chiaro l’obiettivo: Educare alla Preghiera. Lo ha fatto Gesù insegnando ai discepoli il Padre Nostro che, non per niente, ti spara quasi subito un bel “sia fatta la Tua volontà”. Dobbiamo provarci anche noi! Ecco come accrescere il Timore di Dio fra i ragazzi: facendogli capire che il Bene, la Gioia Vera, la si raggiunge quando si smette di pensare a “ciò che voglio IO” e si inizia a pregare per “ciò che vuole DIO”. L’obiettivo per i giovani che andiamo educando (e, non dimentichiamolo, anche il nostro!) deve essere, senza dubbio, capire il progetto che il Signore ha per loro! Cercarlo ogni giorno, scoprirlo passo dopo passo, trovando il coraggio di intraprenderlo e seguirlo!
Una missione non facile, né per chi deve compierla, né per chi, come noi, è chiamato ad invitare i ragazzi a questa maturazione e, passo fondamentale, ad accompagnarli camminando con loro. Come possiamo adempiere a questo compito educativo? La risposta è di una semplicità disarmante: con l’Amore. Come ci ha insegnato Don Bosco: “Guadagnatevi il cuore dei giovani per mezzo dell’Amore”; quello con la “A” maiuscola, quello gratuito, quello disinteressato, quello fedele, quello sincero. Amiamo i nostri giovani, condividiamo le loro esperienze, ascoltiamo le loro voci, preghiamo con e per loro. Non resteranno mai insensibili all’Amore: ne abbiamo tutti un grande bisogno, soprattutto i più piccoli.
Poi, certamente, spesse volte saranno cammini ardui: talora dubiteremo, saremo sfiduciati perché qualcuno inciampa, rallenta, si perde. Ma in altre occasioni, invece, saremo incontenibili, gioiosi, avremo il cuore ardente nel petto, perché saremo riusciti a svoltare e far svoltare i ragazzi: avranno imboccato il sentiero che il Signore ha tracciato per loro. Educati alla preghiera, saranno passati dal “perché lo voglio io” al “perché lo vuole Dio”.