CONTINUARE A SOGNARE IN ORATORIO
29 Set 2016 - BLOG - Scintille di Vita, BLOG di Federico ZANARDO, ORATORIO 3.0, Redazionali del Giovedì (14enni, amici, catechismo, classe, comunione, comunità, cresima, Federico Zanardo, giovani, iniziazione cristiana, oratorio, professione di fede, sacerdote coadiutore, settembre)
BLOG di Federico ZANARDO | @Knyfnil
È settembre, tempo per ricominciare…
Sono testardo. Testardo come Charlie Brown e la palla da football che è sempre lì, da calciare, anche se non ci riesce mai. “Embeh? Che vuol dire? – vi chiederete – non sei né il primo né l’ultimo ad essere un po’ cocciuto”. E non avete tutti i torti… è solo che anche io, come il giovane padrone di Snoopy, non voglio arrendermi. E sapete riguardo a cosa? Ma ovviamente riguardo l’oratorio. Da questo posto proprio non me ne voglio andare. Mettere definitivamente i piedi fuori dal cancellino? Non ci penso minimamente.
C’è chi vi transita solo da fanciullo, per il catechismo, chi ci entra e ci esce a fasi alterne, chi ci passa l’adolescenza, crescendo, chi lo riscopre da adulto, spingendo un passeggino verso l’area bimbi. L’oratorio è una casa per tutti. E in quanto tale ha anche dei problemi. Volontari che scarseggiano, sacerdoti che non riescono ad occuparsene a sufficienza, ragazzi che lo prendono solo come un parco pubblico dove poter fare ciò che gli pare… Una comunità, una famiglia, con annessi e connessi. Io all’oratorio mi sono divertito, sbucciandomi ginocchia sulla terra del campetto, sono cresciuto e maturato, frequentando i gruppi della pastorale giovanile e affrontando l’avventura dell’essere animatore, fino a far diventare lo “stare in oratorio” la mia professione. Ogni tanto qualche amico che il cancellino dell’oratorio non lo varca da tempo me lo dice, a metà tra il serio e lo scherzoso: “…c’hai quasi 30 anni, ancora all’oratorio stai! Ma perché?”
È settembre, tempo per ricominciare (vedere sul tema il nostro redazionale dello scorso 8 settembre) per fare progetti, per iniziare nuove esperienze e proseguire in quelle già iniziate. Ed ecco allora la risposta: l’Oratorio è il posto per continuare a sognare, sempre.
Per capire quanto sia bello, vi racconto tre piccolissime storie, frammenti di giovani vite che ho avuto sotto gli occhi in questi giorni:
la storia di quattro 14enni che domenica scorsa hanno fatto la Professione di Fede davanti alla Comunità;
la storia di un oratorio di amici che per la prima volta dopo 4 anni ricomincia l’anno senza la presenza di un sacerdote coadiutore;
la storia della mia classe di catechismo di 1ª media che, alla fine di un percorso di iniziazione cristiana un po’ tortuoso, tra meno di un mese farà 1ª Comunione e Cresima insieme.
Ma andiamo con ordine.
In effetti su una classe potenzialmente di 40 ragazzi, sapere che il percorso da preadolescenti è stato portato a termine solo da 4 ragazzi potrebbe sembrare una sconfitta, ma io non mi soffermo sulla quantità; d’altronde quando Gesù ha guarito dieci lebbrosi solo uno è tornato da Lui a ringraziarlo (cfr. Lc 17, 11-19), quindi se su una quarantina di cresimati ne abbiamo 4 che hanno fatto la Professione di Fede, direi che abbiamo ottenuto lo steso rapporto 1 a 10 di Gesù… non è poi così male!!! Ma io guardo soprattutto alla qualità: quando abbiamo fatto una serata di ritiro in preparazione alla celebrazione, abbiamo ragionato sul Credo e quindi sulle qualità del Padre in cui crediamo, sull’esempio del Figlio che cerchiamo di seguire, sullo Spirito Santo che ci infiamma il cuore e sulla Chiesa di cui facciamo parte. Ho in mente i loro occhi, decisamente più accesi di quando facevano catechismo tra uno sbadiglio e una distrazione due/tre anni fa! Accesi per capire meglio la grandezza di quello che stavano per professare, la bellezza del cammino iniziato e che continua ancora più affascinante, accesi perché con un obiettivo chiaro in testa: continuare a sognare in oratorio. E in questi giorni di preparazione della festa dell’Oratorio, loro quattro sono stati i più presenti mentre quelli più grandi ed esperti, tra una scusa e l’altra, latitavano…
Negli ultimi quattro anni gli oratori di una vallata del lecchese hanno iniziato a lavorare l’uno accanto all’altro e sono pian piano diventati una comunità di pastorale giovanile d’insieme, con tanti ragazzi cresciuti tra catechesi, giochi, campeggi e quant’altro, grazie al buon operato di un coadiutore che però adesso è stato chiamato a fare il parroco altrove. Senza, almeno per il momento, che venga sostituito. All’annuncio del trasferimento è scattato il panico: come faremo, cosa faremo, chi ci guiderà, da soli ci riusciremo… e tutta una serie di interrogativi più che leciti per dei ragazzi tra i 14 e i 20 anni che da un giorno all’altro si sono ritrovati senza un punto di riferimento importante. Chiacchierando con alcuni di loro negli ultimi due mesi, abbiamo provato insieme a ragionare sulla necessità che il gruppo che si era andato formandosi in questi quattro anni adesso si responsabilizzasse definitivamente, prendendo in mano la situazione: una missione complicata ma non impossibile! Una missione che nello scorso weekend è iniziata, con una girandola di emozioni: sabato la messa e la festa di saluto al don in partenza, tra sorrisi, forti abbracci e le ultime lacrime versate. Domenica con il primo cambio di marcia: tutti alla Festa dell’Oratorio, pronti a rimboccarsi le maniche e rimettersi in gioco, a far giocare i bambini con sorrisi sinceri sul volto e chiaro nel cuore di nuovo quell’obiettivo: continuare a sognare in oratorio.
Coi miei ragazzi di 1ª media ci stiamo preparando ad una celebrazione speciale in cui affronteranno un doppio sacramento: prima comunione e cresima. Se l’appuntamento con l’Eucarestia è stato oggetto della quasi totalità degli incontri dell’anno scorso, sulla Riconfermazione siamo ancora indietro, e per facilitare le cose bisogna usare qualche strumento inusuale…. Per spronarli a ragionare sul progetto di Dio su di noi e su quanto sia importante prima scoprirlo e poi cercare di realizzarlo, ho chiesto loro cosa volessero essere da grandi e le risposte sono state le più disparate… dai classici calciatore e cantante fino alla veterinaria e al pasticcere! E in questo caso, ripensando alla mia testardaggine di qualche riga fa, mi è venuto in soccorso ancora Charlie Brown: in una vignetta dei Peanuts che abbastanza spesso si vede girare sui social, lui e Linus se la chiacchierano appoggiati al consueto muretto che spesso fa da uditore dei loro confronti, delle loro confidenze di fanciulli che, crescendo, iniziano ad approcciarsi alle dinamiche del mondo: in questa particolare strip di Schulz, Charlie chiede al fidato amico, stranamente sprovvisto della tradizionale coperta, come vuole essere da grande e la risposta è spiazzante: “vergognosamente felice!” Presentate le vignette ai ragazzi, è nato sui loro volti un sorriso, e anch’essi hanno convenuto che essere felici è una gran bell’obiettivo, anzi il più bello. Quasi un sogno. E se il Signore ci vuole felici, è scoprendo il suo progetto su di noi che lo potremo diventare. Ma come possono dei dodicenni pensare di capirlo? Ancora la stessa risposta di prima: continuando a sognare in oratorio.
Gli occhi accesi dei 14enni della professione di Fede. Le maniche rimboccate degli animatori della valle. I sorrisi dei ragazzi di 1ª media. Per me sono motivi sufficienti per convincersi una volta ancora a continuare a sognare. In oratorio.
Post scriptum: come ulteriore conferma per capire che non bisogna arrendersi mai, vale la pena ricordare che Charlie Brown è apparso per la prima volta su alcuni quotidiani americani il 2 Ottobre 1950, e ogni singola volta che provava a calciare il pallone da football, Lucy glielo spostava, facendolo cadere rovinosamente. Ma, continuando a sognare, con tenacia è riuscito a colpire quella fatidica palla in una striscia all’inizio degli anni ’90. Per farcela, a onor del vero, lo ha dovuto aiutare l’Uomo Ragno, in una strana collaborazione tra disegnatori. Ma questa, beh… è un’altra storia!